giovedì 26 dicembre 2013

La costruzione di una pagaia tradizionale passo passo ( seconda parte )






SCELTA DEL LEGNO  







La scelta del legno da usare per la costruzione di una pagaia è legata sicuramente alle caratteristiche meccaniche dello stesso  che variano dal tipo di essenza ,dal suo peso specifico ,dalla direzione delle fibre, dalla sollecitazione a fatica e dai difetti del legno stesso.

Le sacche di resina ma soprattutto i nodi costituiscono il tipo di difetto di gran lunga più importante nell’influenzare le proprietà meccaniche di una futura pagaia.
Il sogno di ogni kayaker è di possedere una pagaia leggera.

 100 g. di peso in meno  su una media di sessanta battute al minuto vi fa capire quanto sia importante e quanto risparmio energetico determina questo valore.
Però purtroppo la leggerezza  e la mancanza di elasticità sono elementi direttamente proporzionali alla fragilità .

Un legno che abbia un basso peso specifico o addirittura linee di fibra disordinate possono  portare delle volte alla rottura della pagaia la dove si ha il maggior carico di stress ,esattamente poco dopo l’impugnatura dove inizia la forma della pala.
Diciamo che una pagaia tradizionale di misura standard come valore di sicurezza deve stare intorno a 1100g. di peso.

Per mia esperienza personale  e dopo aver provato varie  essenze, costruisco le mie pagaie con legno di Douglas varietà rigatino, semplicemente perché ingloba le migliori caratteristiche per la costruzione di una pagaia ,quale peso specifico robustezza , elasticità ,assenza di nodi, andamento delle fibre rettilinee,lavorabilità  e durata nel tempo in ambiente salmastro, a mio modo di vedere una buona pagaia in legno deve avere un buon equilibro fra  tutte queste caratteristiche che ho citato.
Un legno che ha caratteristiche simili al Douglas rigatino è il larice ,ottimo legno , altrimenti  un classico è il pino svedese  ,evitate l’abete ma soprattutto il pioppo  che ha caratteristiche meccaniche veramente insufficienti.

 Comunque per la scelta del legno da usare ognuno è libero di decidere per proprio conto ,un suggerimento che mi sento di dare è che sarebbe consigliabile per la costruzione di usare una essenza unica per facilitare la costruzione.

 Un metodo usato da molti costruttori che io condivido in parte è  quella di inserire più essenze diverse di legno  per rendere la pagaia pregevole e bella, non esagerando ,la pagaia non è un comodino fine 800  dove la resa cromatica dei legni deve esaltare il manufatto ,il suo scopo è ben altro ,la pagaia è e deve essere uno strumento per navigare di cui ci si deve fidare  .



domenica 15 dicembre 2013

La costruzione di una pagaia tradizionale passo passo ( Prima parte)





E’ un po’ di tempo che mi frulla in testa di scrivere come affrontare al meglio la costruzione di una pagaia tradizionale
 .
Quando ho deciso di creare questo blog sono partito con un’idea ben chiara  gli argomenti trattati dovevano essere legati  all’aspetto storico culturale  del kayak tradizionale ma anche e soprattutto dell’aspetto tecnico che di ricerca sia di materiali che di metodo 
.

GLI ATTREZZI
Non sono molti e di uso comune tranne che per  il pialletto  utensile poco usato oramai anche nelle falegnamerie .
Un righello ,una squadra un curvilinee o un compasso un calibro se vogliamo essere più che precisi ,una matita una raspa carta vetro stop
.

Per la pialla o pialletto bisogna spendere due parole in più.


Innanzitutto bisogna dire che la pialla gioca un ruolo determinante sulla riuscita del nostro manufatto,usare un ferro ( un tagliente) ben affilato trasforma il nostro lavoro in puro divertimento  al contrario diventa quasi un incubo che porta il più delle volte al rinuncio.
Se non si possiede una pialla non è necessario investire molto su questo utensile a meno che decidiate di usarlo  per un uso intensivo , qualità dell’acciaio ,regolazioni,scarpa rettificata ecc fanno lievitare i prezzi.
 Comunque al di là del costo ,un pialletto  nuovo  per funzionare al meglio dovrà essere ben affilato anche prima del primo uso e tutte le volte che dovrà essere usato.

AFFILATURA TAGLIENTE

Per affilare i miei strumenti da taglio io uso pietre dell’ Arkansas , per chi non ha dimestichezza in questa antica arte ,ci sono in commercio sistemi molto semplici ed efficaci  che funzionano molto bene .



Con una ventina di euro la Stanley propone un kit con una guida con ben tre angoli di taglio ,una pietra bifacciale per l’affilatura con annesso l’olio di scorrimento.





COME FARE

Usando l’attrezzo dima non conviene usare la pietra  per l’affilatura, procuratevi invece un di riscontro  quali un mezzo cristallo di vetro che farà da piano rettificato.
Incollate sul vetro con del nastro biadesivo un foglio di carta abrasiva all’acqua usata comunemente dai carrozzieri ,la finezza di una carta è indicata con un numero più alto sarà più la grana sarà fine diciamo che per ripristinare un’affilatura andrà bene un range che va da 1000 fino a 2500 ,per rettificarla bisognerà partine da una 500 a salire.


Posizionata la carta sul riscontro andremo ad inserire il ferro (tagliente ) nella guida con un angolo di 25° che corrispondono  all’angolo di taglio detto anche angolo di bevel.




Una bella dritta prima di iniziare l’affilatura o la rettifica  e quella di colorare con un pennarello blue  l’angolo di taglio se il piano è complanare ai primi passaggi il colore dovrà scomparire uniformemente.



L’operazione seguente sarà invece  di ripristinare l’angolo di affilatura detta anche mini bevel ,il ferro andrà posizionato sulla guida con un angolo di 30°





nella foto soprastante si possono vedere le due parti lucide separate la prima a 25° rappresenta l'angolo di taglio ,la seconda parte lucida 3o° è l'angolo detto anche minibevel  la parte di affilatura


  .

Una volta creati questi due angoli  il ferro andrà girato sul dorso e spianato anch’esso.




Fatte queste operazioni che richiedono poco tempo ( molto più tempo a dire  che a fare) sarà sufficiente ogni qual volta che si usa la pialla ripristinare solo l’angolo di affilatura ( 30° ) con un paio di passate per gioire nell'uso qundo andremo ad usare questo utensile.


martedì 22 ottobre 2013

Come veniva attrezzata la coperta del Baidarka nella navigazione d'altura





Più passa il tempo è più mi affascina leggere la storia di questo antichissimo popolo ,di come siano riusciti a concepire un’imbarcazioni dalle qualità marine così evolute,dal coraggio e dalle capacità nel navigare e sopravvivere in uno dei posti più inospitali del pianeta ,beh tutto questo mi coinvolge ed entusiasma

.
La caccia praticata dal popolo degli aleutini si differenziava in maniera sostanziale rispetto agli Inuit della Groenlandia per il tipo di caccia , per il territorio dove veniva praticata ma soprattutto per la tecnica  della stessa.
 Veniva praticata in pieno oceano lungo l’arcipelago delle aleutine  per più giorni e conseguentemente i kayaks venivano attrezzati per  tale scopo.

Gli aleutini furono degli abilissimi navigatori il loro coraggio nell’affrontare il mare in tempesta ,lo spiccato senso della direzione gli permetteva di navigare tra il vento e le fitte nebbie coprendo distanze considerevoli.
 In questa foto si può notare come veniva impostato il ponte di un baidarka atto a contenere tutti gli strumenti necessari per la caccia.






Sui ponti di coperta del baidarka il cacciatore inseriva una moltitudine di cime  arpioni e lance che venivano utilizzati a  secondo  del tipo di preda, lontre,foche ,leoni marini fino ad arrivare a balene ed uccelli (tiro al volo ).
sul ponte c’era inoltre un grosso contenitore per l’acqua potabile e  un galleggiante formato dallo stomaco del leone marino.
Il galleggiante aveva una funzione fondamentale per la sopravvivenza del cacciatore nel caso di incidente o rottura della pelle di rivestimento, quando ciò accadeva veniva inserito all’interno dl kayak per evitare l’affondamento .







Il cacciatore si gettava in acqua per alleggerire il carico dello scafo ,cercando di  riparare stando in acqua lo strappo del rivestimento inserendo dei lembi di pelle di leone marino imbevuti di grasso di balena cuciti con aghi di osso e tendini.
Inoltre non mancava mai la sassola formata da due gusci di legno per lo svuotamento




dell’imbarcazione ,una pagaia di scorta, un contenitore dove c’era per l’appunto il kit per la riparazione del kayak un coltello ami e fili per pescare merluzzi o pesci di media grandezza.
All’interno del baidarka il cacciatore inseriva della zavorra formata da pietre che distribuiva secondo le condizioni marine che doveva affrontare, una lanterna per la navigazione in notturna ed una serie di ricambi come aste e teste di arpioni, cime di tendine, grasso di balena ,chiodi di osso o legno per riparazioni strutturali .
Gli aleutini riuscivano a navigare 18 20 ore al giorno senza mai scendere dal baidarka,la costruzione del kayak ,come tutti i dettagli erano mirati alle specifiche del modo e dell’uso del proprio conduttore, molta importanza veniva data alla costruzione del cuscino di seduta del cacciatore.






 Era un intreccio di erba secca ricoperta da pelle di foca personalizzato al proprio conduttore per seduta, altezza, spessore, e confort così come gli strumenti di caccia arpioni,lance ecc.