lunedì 26 novembre 2012

Un sogno realizzato : Il Baidarka in composito



Ho letto da qualche parte che l'emozione non è un privilegio esclusivo della gioventù,ma è un qualcosa che ci accompagna durante l'intero arco della vita.


Questo pensiero lo condivido appieno ,in quanto l'ho provato e continuo a viverlo in questa mia ultima avventura :la costruzione dei Baidarka tradizionali.

Pensavo che ciò sarebbe terminata all'opera compiuta, ma questo non è successo in quanto il mio viaggio non si è fermato , il mio sogno ricorrente era ed è stato quello di riuscire a riprodurre quando di più verosimilmente un baidarka con le tecnologie moderne.



Quando ho visto in un documentario dedicato alla stretto di Bering navigare il Baidarka in quel mare ,ho subito pensato quanto questo antichissimo progetto era valido , nessuno avrebbe potuto mettere in discussione se non per motivi forse estetici le sue innegabili qualità marine.



L'unica cosa da fare era di trovare il modo giusto da inserire un progetto così antico in un contesto attuale,usando le tecniche e materiali che oggi abbiamo a nostra disposizione ,fare un trait d'union tra questi due elementi è stata la strada che ho voluto percorrere.



Se avessi fatto diversamente avrei leso l'unicità di questo particolare e antico mezzo di navigazione,e probabilmente avrei fatto torto alle persone che l'hanno ideato e usato per millenni .



Un doveroso ringraziamento a Raymond Varraud Della SKD e Giuseppe di Mauro infaticabile compagno non di gioco, ma di lavoro.

mercoledì 31 ottobre 2012

Nasce il gruppo "ITALIAN CLUB OF BAIDARKA"





Dal 1974 come ho già detto in un precedente post ,l'Iqyax sta tornando a nuova vita dopo due secoli di silenzio.


Sempre più appassionati si stanno avvicinando a questa imbarcazione fino a qualche anno fa sconosciuta .

Se ripenso a quando ho iniziato ad interessarmi a questo scafo ,da molti sono stato preso in giro.

Quando chiedevo informazioni e consigli riguardo il Baidarka ,dai grandi esperti kayakers italiani ho ricevuto sempre grande scetticismo o perplessità come risposta ,in realtà oggi mi rendo conto che tutto era dovuto alla ignoranza alla cattiva conoscenza, a interessi personali che ad una reale e obiettiva valutazione il baidarka è un grande scafo e lo dico con cognizione di causa.

Purtroppo in Italia fin quando si seguiranno le mode ,fino a quando le nostre scelte saranno condizionate dal personaggio del momento……..

Personalmente devo ringraziare Renzo Beltrame,conosciuto purtroppo solo telefonicamente,a cui ho attinto molto dai suoi scritti e che ringrazio pubblicamente per aver aumentato e stimolato l’interesse verso questo Kayak.

Ho sempre sostenuto ,che passione e l’interesse porta cultura molto più di un libro imposto.

Comunque oggi esco contento in quanto vedo che il Baidarka è “tornato” ed è rispettato per il suo vero valore intrinseco e non perché ne declama le virtù,Dyson ,Zimmerly, Brink ,Piero Nichilo e moltissimi altri, gli appassionati hanno preso coscienza delle qualità marine e non solo di questa affascinante imbarcazione.

Ho voluto creare su facebook un gruppo specifico sul l’Iqyax “ITALIAN CLUB OF BAIDARKA” per condividere per coloro che vogliono questa passione comune,condividere non solo l’aspetto antropologico,ma anche i diversi approcci sulla costruzione,quali essi siano .

La condivisione delle diverse esperienze e delle rispettive confutazioni personali saranno la base per un continuo scambio di informazioni a cui tutti potremmo attingere.









mercoledì 3 ottobre 2012

Non amo il colore verde










I motivi che sostanzialmente mi hanno portato a compiere questo gesto sono due.


Il primo per ragione estetica se così la vogliamo chiamare , non amo il verde e la scelta di usare questo colore è stata solo una necessità legata al tempo,non volevo attendere ,verde c’era e verde ho usato.

Il secondo non un motivo frivolo ma funzionale.

Avendo usato per il più delle volte lo skin al lago di Bracciano, nell’interno del kayak si sono depositati e purtroppo incastrati centinaia di sassolini fra il telaio ( Frame ) ed il rivestimento ( skin ) creando dei bozzi sulla linea di chiglia brutti da vedere e pericolosi per la robustezza del rivestimento.

Questo è successo per mia negligenza,perché all’inizio pur avendo il seasock,non avevo la forma mentis di questo indispensabile presidio, che è fondamentale se si usano i kayak tradizionali, non solo per la sicurezza,ma per altro ancora.

Così la scorsa settimana ho preso il mio fallkniven ed ho cominciato ha tagliare il rivestimento,ma poi ho pensato: perché non provare il grado di robustezza di un sof rivestito in canvas ?

Il test è stato eseguito prima con un cacciavite,infine con una martellina male peggio.

Il risultato è stato sbalorditivo, sembrerà strano ma ho fatto un grosso lavoro prima di riuscire ha sfondare la tela,l’ idea che mi sono fatto è che oltre alla robustezza del rivestimento ( uso canvas da 600 g.) è l’elasticità del tessuto stesso che lo rende quasi inattaccabile allo sfondamento, questo perché scarica in gran parte l’energia o la forza lavoro del colpo inflitto.





Sarebbe bello fare le stesse prove con gli stessi utensili con un kayak moderno in composito, per metterli a confronto,io sono convinto che sarebbe estremamente più fragile,ma non ho il coraggio di farlo.

Un’altra mia curiosità è stata quella di verificare lo stato del telaio (frame ) dopo aver tolto la tela ,su di un kayak che è stato usato in maniera intensiva per tre anni.


Anche in questo caso sono rimasto sorpreso sia della struttura nel suo complesso che delle legature ancora perfette.



Lo skin on frame oggi ,questo grazie anche nuovi materiali di rivestimento, come alla scelta dei legnami,rappresenta un’ottima alternativa e una buona scelta rispetto ad un kayak in vetroresina con un vantaggio non da poco ,di avere un’imbarcazione specifica per la sua unicità perché costruita e progettata intorno a noi.























martedì 25 settembre 2012

Iqyax (baidarka) two hole.44km da Anzio a Ostia attraverso il litorale romano




L’occasione è stata quella di accompagnare Georges Alexandre, un canoista francese in viaggio in kayak dalla Tunisia a Bruxelles,per promuovere e difendere i diritti umani sulla immigrazione.


Alberto Ruggieri e Giorgio Perrotta hanno usato il baidarka two hole,per condividere un tratto di costa da Anzio a Torvaianica insieme al canoista francese in transito sul litorale romano, per poi proseguire da soli fino ad Ostia





Insieme ad Alberto e Giorgio c’erano Stefania e Emanuele Mattei,che si sono fatti carico di promuovere questa iniziativa e soprattutto di ospitare Alexander nella loro casa, infine Giancarlo, Francesco e una ragazza che purtroppo non conosco.


La giornata non bella, il mare ,il vento di scirocco non sono stati così invitanti.





Nel pomeriggio inoltrato mentre aspettavo i ragazzi (si fa per dire ) all’arrivo a Ostia si è alzato un forte vento di scirocco con onde poco rassicuranti ma era quello che cercavamo, testare un’imbarcazione che per queste condizioni meteo dovrebbe essere la normalità.



Alberto e Giorgio all’arrivo, soddisfatti e forse un po’ stanchi hanno elogiato il comportamento di questo scafo,denunciando comunque la difficoltà d’imbarco,quando ci sono frangenti importanti,questo per le notevoli dimensioni di un kayakdi 6,30m. di lunghezza.





Per ultimo alcuni dettagli ,come fissare la seduta in maniera definitiva, e aumentare il pescaggio del timone.




Questo ci fa ben sperare per utilizzarlo in un viaggio impegnativo di più giorni.










venerdì 21 settembre 2012

Baidarka (Iqyax) l'enigma della prua bifida



Ogni volta che esco con i miei baidarka (Iqyax) ,dai bagnanti,dalla gente di mare dai pescatori dai kayakers,mi viene rivolta sempre la stessa domanda.

Ognuno per motivi diversi è incuriosito dalla prua di questo antico e affascinante kayak.

La domanda è sempre la stessa: quale è la funzione di questo prua bifida?

Probabilmente James Cook nel giugno del 1778 si pose lo stesso quesito quando vide per la prima volta un baidarka, John Webber artista di bordo

della nave di Cook lo rappresentò subito con un disegno, il quale rappresentava un cacciatore aleut vestito con il chigidax,una sorta di impermeabile, e un cappello di legno decorato con baffi di leone marino.

Questo disegno è ancora esistente e si trova al Museo dell'Uomo.J Oster,dall'immagine,si nota benissimo l'inserto (legno o tendine ) che chiudeva la prua bifida


Dalla letteratura esistente si sa per certo che la prua bifida del baidarka per gli aleutini rappresentava la lontra di mare, nei popoli arcaici la simbologia come i disegni e i colori erano parte integrante della loro cultura .

La caccia in mare aperto,nello stretto di Bering considerato uno dei più ostili del pianeta era la forma di caccia più pericolosa ed impegnativa praticata da un essere umano, ogni centimetro dello scafo, questo è un mio pensiero, è stato progettato e sviluppato per essere usato al meglio in quel contesto ambientale,ne è la prova, che nel corso dei millenni il baidarka ha subito poche modifiche se non dimensionali e di dettaglio, poco centrano le credenze rappresentative e mitologiche,il popolo aleutino,ha saputo progettare seppur con tecniche empiriche,uno scafo che si identifica come un condensato di estrema e sofisticata tecnologia nautica.



 
La prua bifida è l’emblema che più rappresenta il baidarka , ad oggi però, appassionati, costruttori, ingegneri, matematici, continua a sfuggire la certezza progettuale di questa prua così particolare.

 
esempio di prua bifida ricurva

Secondo l’ingegner Dyson, colui che più d’ogni altri ha studiato il baidarka o come Laughlin, o Nike Tanape ,sostiene che l’arco bifido è stata un’idea geniale quanto un intuitivo progetto vincente.

I due componenti dell’arco che formano una T avevano due distinte funzioni divergenti,la parte inferiore per tagliare l’acqua come un coltello, come anche aprire l’onda frangente,mentre la parte superiore che presentava una superficie piatta e smussata all’apice,simile ad uno sci d’acqua,sia per l’aspetto che per l’effetto,che aveva la funzione di stabilizzare lo scafo,ma soprattutto rendere l’imbarcazione più manovrabile in condizioni di mare agitato.

La struttura dell’arco bifido faceva parte a se è veniva aggiunta allo scafo mediante incastri e legature, la parte inferiore si consolidava alla linea di chiglia, invece la parte superiore ( il piatto )si appoggiava sulla struttura portante dello scafo ( longheroni ) .





Il punto chiave per ultimo era il rivestimento, Dyson sostiene che gli aleutini erano a conoscenza molto prima di noi dell’utilità di forma,la copertura della pelle nel rivestire la chiglia creava una forma concava certamente voluta per aumentare velocità e la tenuta in mare,i progettisti di yacht come i designer degli scafi di idrovolanti attualmente usano,la stessa forma concava per gli stessi motivi,questo è semplicemente sorprendente.




Prua ricurva chiusa,nell'immagine si nota che il rivestimento  crea una concavità intorno all'arco bifido,migliorando l'avanzamento e la tenuta in mare




Nel 2000 Nike Tanape, presso il centro Native Heritage Alaska, costruì dei baidarka insieme Sr. di Nanwalek, Alaska e Gregor Welpton di Juneau
 .

Il baidarka costruito da Nike Tanape

La sua testimonianza:

La prua bifida funziona sicuramente è un grande aiuto quando si è fuori con acqua molto agitata; non so di chi sia stata l’idea,sicuramente una persona molto intelligente .

I baidarka hanno viaggiato nell’arcipelago in condizioni di mare proibitivo, io ero in una barca di grosse dimensioni, ma non poteva navigare, i baidarka dopo aver navigato sono sbarcati su una spiaggia di rocce senza alcun problema.

Qualsiasi altra imbarcazione sarebbe solo potuta affondare.

Da parte mia penso che l’arco bifido è anche espressione di velocità,in sintesi una chiglia riportata che conseguentemente produce maggiore lunghezza al galleggiamento portandolo ad essere veloce rispetto ad altre imbarcazioni di pari dimensioni .





 
Poiché la costruzione di questi kayak era in gran parte trasmessa per via orale, ci sono molte domande purtroppo senza risposte che sono state sollevate dai studiosi contemporanei, canoisti e Aleuti.

Perché i baidarka prima della colonizzazione erano più veloci?



La prua bifida a forchetta è stata usata nei baidarka (Iqyax) prima dell'insediamento russo furono i baidarka in assoluto più veloci.


La cosa che possiamo dire con certezza che i Baidarka prima dell’insediamento russo venivano costruiti essenzialmente con gli archi dritti detti a forchetta questo permetteva di avere una lunghezza al galleggiamento maggiore rispetto ai baidarka con arco ricurvo e quindi esprimevano velocità maggiori,il perché i russi fecero fare queste modifiche curvando gli archi non ci è dato a sapere.


La prua bifida veniva inserita separatamente al resto dell'imbarcazione

Probabilmente la causa di questo cambiamento,furono le alghe che in alcuni periodi dell’anno,erano presenti in grosse quantità lungo le coste,provocando non pochi problemi di navigazione ai baidarka con la prua a forchetta .




In realtà gli aleutini con i baidarka con le prue a forchetta inserivano nei casi di necessità una stanghetta di legno,o di tendine di leone marino chiudendo l’apertura della stessa,nel disegno realizzato da John Webber si vede chiaramente la posizione della stanghetta di legno che chiude l’apertura del bifido.

Ancora oggi sulla prua bifida aleggiano misteri, non tutti gli enigmi sono stati chiariti ,l’unica certezza consolidata e condivisa da appassionati e studiosi è che questa appendice dal sapore mitologico funziona veramente.

















martedì 24 luglio 2012

Baidarka: il kayak diverso




Nell’immaginario collettivo di ogni canoista ,il kayak da mare, e questo da almeno quaranta anni,ha una linea e una forma ben definita nonostante l’interpretazione che il progettista decide di adottare per privilegiare determinate caratteristiche, ma  la forma sostanzialmente rimane tale,parliamo dei kayaks groenlandesi


Tutto è partito nel 1972 con la costruzione dal primo kayak in composito ad opera di Frank Goodman della valley denominato Anas Acuta,il disegno fu estrapolato da Geoff Blackford sulla base di un kayak della Groenlandia occidentale usato nel distretto di Igdlorssuit .




Da li a breve tempo nel 1977, Grahame Sisson, in Nuova Zelanda iniziò a produrre sotto licenza di Frank Goodman un’altra pietra miliare del kayak da mare : il nordkapp.

Da allora ad oggi abbiamo assistito ad aggiustamenti, modifiche, ma tutto è partito da questo kayak storico.

In questo ultimo decennio,si sta consolidando sempre più l’interesse verso uno scafo completamente diverso da ciò che siamo abituati a vedere,o ad usare: il Baidarka o Iqayax antico nome originario anch’esso un kayak storico, probabilmente anche l’imbarcazione più antica di tutti i popoli artici.


L’origine di questo scafo si colloca nell’arco artico opposto alla Groenlandia,che va dalla penisola dell’Alaska fino alle coste est della Kamcatka, le isole aleutine.




Dal bellissimo libro che ha prodotto George Dyson nel 1986 all’etnografo Davd Zimmerly che ne ha descritto la sua costruzione con il metodo tradizionale, molti appassionati , compreso il sottoscritto si sono avvicinati a questo anomalo scafo,dalle qualità marine leggendarie , avvalorate da testimoniante storiche a partire da metà 700 dagli esploratori Steller ,Cook dai preti ortodossi e degli stessi russi che lo usarono come simbolo di potere,tutto questo, la leggenda di questa magnifica imbarcazione per due generazioni,e stato sepolta, dissolta, dimenticata, purtroppo anche dalla cultura del popolo che ne è stato l’artefice e ideatore,per i massacri subiti dal popolo russo.

Per chi volesse approfondire :

http://www.arctickayaks.com/PDF/Robert-Lamblin1980/robert-lamblin.htm



Il baidarka è uno scafo che rompe,rompe per l’ idea che abbiamo del kayak da mare ,che deve essere filante basso nell’acqua con le estremità rialzate e dalle linee simmetriche e proporzionate,il baidarka no!!! complesso ed estremamente evoluto,diverso nella forma nei volumi così sbilanciati di prua ,come in quelli di chiglia a poppa ,dalla coperta così imponente dalla forma a tetto per poter scaricare meglio l’acqua nei mari agitati,una vera macchina da guerra,capace di incassare venti e mari da far rabbrividire.
Progettato per navigare in uno dei tratti di mare più tempestosi al mondo,è stato via via migliorato nei secoli fino ad arrivare alla perfezione assoluta.


Baidarka con arco bifido a forchetta



Baidarka con arco bifido ricurvo



Questo strano e mirato equilibrio di volumi e posizioni ,messo a punto in millenni di storia tramandata ,da padre in figlio ,ha migliorato la conoscenza delle forme, le proporzioni, le proprietà e le qualità tecniche, e l’ha portato ad essere un kayak sorprendentemente efficace ed efficiente , nella navigazione d’altura con mari nervosi,come nel girare la prua verso terra nelle serfate da sbarco con i frangenti.

Il baidarka 546 in composito della SKD con arco bifido a forchetta


Così come la forma della chiglia a otto spalle che taglia le molecole d’acqua,diminuendo la viscosità di attacco come il coefficiente di attrito, ma aumentando la scorrevolezza all’avanzamento,ho la facilità di inclinazioni laterali dello scafo in piena sicurezza,inimmaginabili per un kayak groenlandese .

Baidarka doppio con arco ricurvo

Ma la cosa che più definisce il baidarka oltre alla seduta molto arretrata è l’arco bifido a forchetta, o ricurvo a prua ,così come la linea terminale della poppa,questi due elementi,sono l’emblema identificativo di questa imbarcazione per molti ancora sconosciuta …...











martedì 26 giugno 2012

Baidarka in composito

Il mio interesse verso il kayak tradizionale (skin on frame) cresce sempre più.


Questo vale soprattutto per il baidarka.

Nel corso di questi anni ho letto moltissimo e costruito molteplici modelli di questa imbarcazione, cercando di mantenere in maniera assoluta la forma originale.

Provare a modificare o ad interpretare,uno scafo che ha subito una evoluzione costante in maniera così dinamica, nel corso delle generazioni arrivando allo stato della perfezione, è da stupidi e stolti.

Tre anni fa visto lo scetticismo infondato che ancora aleggia sulla costruzione dello skin on frame abbiamo deciso di intraprendere una costruzione in composito di un Baidarka.


Un Baidarka non solo per il nome,ma quando di più verosimile potevamo riuscire a raggiungere.


Volevo ringraziare apertamente Giuseppe Di Mauro di Overline per la sua estrema professionalità,un po’ meno per avermi fatto lavorare troppo.